Per essere sempre più competitivi oggi bisogna essere disponibili al cambiamento.
Bisogna essere in grado di cambiare strategie di marketing, cambiare sistemi di fornitura, cambiare metodi di lavoro, bisogna cambiare anche ciò che sappiamo o crediamo di sapere.
Qualche giorno fa seguivo una interessante conferenza su TED dal titolo How to build a business that lasts 100 years , il relatore, Martin Reeves, parla di vita media delle aziende e delle caratteristiche che queste devono avere per durare maggiormente nel tempo.
La durata media di un’azienda è circa 30 anni
Partendo dal sistema immunitario umano elenca usa serie di caratteristiche che la natura utilizza per creare uno dei sistemi più longevi e forti al mondo. Reeves fa notare come queste caratteristiche, si adattino benissimo alle imprese, arrivando a dimostrare che le aziende che maggiormente fanno proprie quelle caratteristiche hanno una durata media di molto maggiore della totalità delle aziende.
Una di queste caratteristiche che rende una qualunque azienda durevole nel tempo è proprio la capacità di adattamento.
Ma, per adattarsi a ciò che ci circonda, ci vuole prima di tutto una elevata disponibilità al cambiamento e questa “disponibilità” è spesso frenata da una naturale resistenza.
Ma quali sono le motivazioni di questa resistenza?
In alcuni casi il rischio di attuare un cambiamento è visto come maggiore del rischio di restare fermi, in altri casi non si riesce ad immaginare il proprio ruolo una volta attuati i cambiamenti. Oppure si teme di non avere le giuste competenze per gestire un nuovo ruolo, e altre motivazioni.
Siamo esseri umani ed in quanto tali tendiamo ad essere conservatori, a vedere con sospetto le novità.
Ovviamente sono per lo più false motivazioni, se il rischio di cambiamento è percepito come forte, una onesta analisi dei rischi, basata su numeri e fatti, ne ridurrà la forza e il miglioramento non sarà solo un elemento astratto ma percepibile e misurabile.
Ci spaventa o non comprendiamo il nostro nuovo ruolo? Se il modello organizzativo è ben strutturato e ben comunicato ogni uno potrà ritrovare il proprio ruolo, anche se differente dal passato, ugualmente importante. Chi ha timore di non avere le giuste competenza andrà formato e cosi via.
Ad ogni obiezione al cambiamento deve esistere una motivazione che vada in senso contrario e apra a nuovi scenari e a nuove possibilità.
Il cambiamento inizia nella nostra testa
Cambiare il modo di lavorare è arduo. Si devono modificare usi ed abitudini consolidate nel tempo. Abitudini diventate parte integrante della cultura e delle competenze di ciascuna azienda.
Tuttavia modificare, più o meno radicalmente, queste abitudini può comportare, in alcuni casi, la salvezza dell’azienda.
Mentre noi scegliamo di essere immobili il mondo attorno a noi cambia velocemente.
Se non ci rendiamo disponibili al cambiamento, prima o poi, non saremo più in grado di essere competitivi, con le intuibili, disastrose, conseguenze.